Materiali e Video Webinar “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare” I fenomeni migratori in un tempo complesso

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Ecco i materiali del WEBINAR curato da AIDU Associazione Italiana Docenti Universitari, Comunità di Sant’Egidio e MASCI Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani


CLICCA PER VISUALIZZARE LE SLIDES della Dott.ssa Silvia Declich, Centro Nazionale per la Salute Globale, Istituto superiore di sanità


Seminario Retinopera “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. I fenomeni migratori in un tempo complesso, 27 gennaio 2021
Intervento conclusivo di Filippo Sbrana

Vorrei in primo luogo ringraziare i relatori per i loro interventi, ricchi di numerosi spunti. L’immigrazione è un tema che richiede informazioni accurate e dati verificati, perché troppe volte il dibattito è segnato da informazioni imprecise se non faziose. Ce lo ha illustrato molto bene la dr.ssa Declich parlando di migranti e Covid. Tale approccio rischia di suscitare paure infondate. Oggi invece abbiamo ricevuto contributi accurati e utili.
Inizierei da due elementi tratti dagli interventi del prof. Morozzo della Rocca e della dr.ssa Ocmin. Il primo ha segnalato un orientamento – italiano ma anche europeo – che potremmo definire titubante riguardo alle politiche di regolarizzazione dei migranti. Lo diceva sui ricongiungimenti familiari, riguardo alla regolarizzazione che l’Italia ha avviato questa estate ed altro. La seconda ha ricordato che a seguito del Covid ci è chiesto un grande ripensamento sul nostro presente e futuro, che deve riguardare anche l’immigrazione.
Per parte mia, vorrei sviluppare un ragionamento muovendo da una considerazione di fondo che mi sembra possa collegare i diversi interventi: l’Italia ha bisogno degli immigrati. I flussi migratori possono rispondere a due necessità diverse, ma ben armonizzabili. Da una parte c’è il bisogno dei migranti di lasciare il loro Paese. Per motivazioni diverse, che vanno dalla guerra, a situazioni di pericolo personale, fino al bisogno economico. Dall’altra ci sono le necessità di chi già vive in Italia ed Europa. Se facciamo un discorso pragmatico e non propagandistico, va riconosciuto che abbiamo bisogno della presenza dei migranti, per diverse ragioni. Vediamo quali.
Anziani, inverno demografico, attività economica
Abbiamo parlato di immigrati e Covid. Ebbene, come sappiamo le prime vittime del Covid sono stati gli anziani nelle RSA. Per quelli che invece erano a casa loro il discorso è stato molto diverso. E come tutti sappiamo, la gran parte degli anziani può rimanere a casa perché ha una o un badante che l’assiste. I dati sulle assunzioni ci dicono che il nostro Paese ne ha necessità e durante il lockdown c’è stato un boom di assunzioni. Questo ci mostra quanto l’Italia abbia bisogno degli immigrati Oggi le badanti fisse in tante regioni sono quasi introvabili, lo diceva Lilian Ocmin. Ogni settimana ne abbiamo conferma a Sant’Egidio, c’è una rilevante domanda di lavoratori che non trova risposta. La riduzione dei flussi in ingresso finisce per mettere tante famiglie italiane in difficoltà…
Un altro punto è l’inverno demografico. Nella nostra penisola l’invecchiamento della popolazione e il declino della natalità hanno raggiunto soglie preoccupanti. I nuovi nati sono pochi e stanno diminuendo. La presenza dei migranti ha una funzione importante, rallenta il fortissimo inverno demografico del paese e dà un contributo di rilievo al sistema pensionistico. C’è inoltre bisogno di lavoratori, per le posizioni che gli italiani non sono interessati a coprire. Non è fuori luogo ricordare che i migranti sono importanti per l’economia e nel nostro Paese danno un contribuiscono rilevantissimo. Basti citare il valore aggiunto prodotto, pari a 147 miliardi di euro! E il 10% degli imprenditori in Italia sono immigrati, in un numero superiore a 700 mila unità. Ancora, è stimato che il saldo tra costi e benefici connessi alla presenza dei migranti è pari ad un saldo positivo di 500 milioni di euro l’anno. Questo per limitarsi alle motivazioni economiche.
Regolarizzare e integrare
Un altro tema che vorrei sottolineare è quello della regolarizzazione. Perché come ha detto P. Fabio Baggio le migrazioni devono rappresentare per chi lascia il proprio Paese una opportunità per costruire un nuovo percorso. Se non c’è regolarizzazione c’è sfruttamento, marginalità e tutto quello che comporta non poter avviare efficacemente il processo di integrazione. È interessante quanto avvenuto la scorsa estate quando il governo ha dato avvio alla regolarizzazione dei migranti. Da molti anni non veniva preso un simile provvedimento. Ebbene, la nostra società ha dato una risposta molto positiva. I numeri sono stati alti, per favorire l’uscita dall’irregolarità di tante persone. Alcuni temevano che gli italiani avrebbero gridato contro l’invasione. In realtà sono state soprattutto le famiglie, gli anziani, i singoli datori di lavoro che, da soli, hanno avviato la regolarizzazione: hanno presentato quasi il 70% delle domande. Questo ci dice fra l’altro che un grande elemento di integrazione degli stranieri in Italia è la famiglia. Peccato siano stati lasciati fuori i lavoratori dell’edilizia, ristorazione, logistica e altri. E oggi non si capisce perché il processo di regolarizzazione sia reso difficile, come ci ha raccontato Paolo Morozzo. Per timore di regalare voti ai sovranisti, si può rinunciare a una politica costruttiva su queste tematiche? Al contrario, bisogna dare rapidamente seguito al percorso avviato, per evitare di alimentare nuovamente il lavoro “nero”. Alcune delle associazioni che fanno parte di Retinopera si sono spese molto su questo punto.
Allo stesso tempo bisogna investire sull’integrazione, una delle quattro azioni indicate da Papa Francesco che danno il titolo all’incontro odierno. Integrare è dare l’opportunità di non essere solo lavoratori, ma cittadini. Risponde in modo ampio ai bisogni di chi emigra. E arricchisce la nostra società. Si possono compiere diversi passi concreti. Penso in primo luogo allo studio della lingua italiana. Un elemento fondamentale. Penso all’accesso alle cure sanitarie, per proteggere una fascia
di popolazione che è più vulnerabile anche al Covid, come abbiamo ascoltato da Silvia Declich. E poi, ad esempio, si può puntare su una migliore formazione delle badanti. Questo fra l’altro è utile anche nel processo di rilancio della cura domiciliare che è previsto dal Recovery Plan. In questo documento si dice che l’Italia evidenzia un forte ritardo sulla diffusione dell’assistenza domiciliare rispetto agli altri Paesi OCSE (4% pazienti anziani rispetto alla media OCSE del 6%), che occorre recuperare. Altro elemento importante per i più giovani è la scuola, cruciale per l’integrazione. In questa fase occorre prevenire la dispersione scolastica. SI tratta di un rischio assai concreto nel tempo del Coronavirus, al quale le famiglie degli immigrati sono particolarmente esposti, anche perché spesso dotati di insufficienti strumenti tecnologici.
Vie legali per l’accesso in Italia e i corridoi umanitari
Ricordava Carla Collicelli che sono passati ben 30 anni dalla Legge Martelli sull’immigrazione. Ci confrontiamo da molto tempo col fenomeno migratorio e questo ci impone di avere un approccio più pragmatico e meno emotivo. Gli ingressi per lavoro erano calati già prima del Covid e questo è anomalo. Il decreto annuale per i flussi è insufficiente. Bisogna individuare canali ordinati e trasparenti per regolamentare l’accesso in Italia dei lavoratori necessari al sistema economico e alle famiglie. Bisogna farlo presto. Tenendo presente le problematiche connesse al Covid, naturalmente, ma non possiamo rinunciare ad avere vie legali per l’accesso, il Paese ne ha bisogno.
Padre Baggio ci ricordava le parole di Papa Francesco sula necessità di scelte e fatti concreti per accogliere e integrare i migranti. Vorrei dire qualcosa sui corridoi umanitari, che fra sono stati citati in uno degli interventi. Si tratta di un progetto-pilota completamente autofinanziato che nasce dalla società civile, in particolare dalle comunità cristiane, in risposta ai tanti morti nel Mediterraneo. È realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese, la Cei-Caritas e altri. Ha come principali obiettivi evitare i viaggi con i barconi, che com’è noto hanno provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini; impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre; concedere a persone in condizioni di vulnerabilità (vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale in Italia con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo. È’ una modalità di accesso sicura per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane. Ad oggi ha dato a circa 3 mila migranti la possibilità di giungere in Europa senza rischiare la morte in mare. Gli accessi legali sono seguiti da percorsi di integrazione. Arrivati in Italia ed Europa, i profughi sono accolti in strutture o case messe a disposizione da tante persone generose. Viene insegnato loro l’italiano, i bambini sono iscritti a scuola, insomma si lavora per favorire l’integrazione nel nostro
paese e aiutarli a cercare un lavoro. Diventano una presenza significativa per le comunità locali dove vivono, nelle quali si sperimenta la bellezza di un incontro che arricchisce. I corridoi umanitari sono un modello per l’Europa e c’è da augurarsi che possano proseguire e ampliarsi. Ma serve anche l’apertura di nuove vie legali di accesso, per quanti non sono in condizioni di vulnerabilità, a partire da quanti emigrano in cerca di lavoro.
Accogliere, proteggere, promuovere e integrare
L’’incontro odierno ci ha offerto numerosi spunti di riflessione. Dai quali abbiamo la conferma che i fenomeni migratori possono far incontrare positivamente due bisogni. Quelli di chi deve lasciare il proprio paese – per la guerra, per ragioni umanitarie, ambientali o economiche – e quelli del Paese che accoglie, nel nostro caso l’Italia. Se tale processo è regolato con politiche intelligenti, il fenomeno migratorio diventa uno strumento importante ed utile per tutti. Anche per questo i quattro verbi che ci ha indicato Papa Francesco – “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare” – sono fondamentali. Perché indicano una via per costruire insieme una società più umana e migliore per tutti.

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