“10 passi per combattere l’odio in rete” Carla Collicelli per Retinopera

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Retinopera Mediavox Odio in rete 31 3 21 🖨️  STAMPA IL PDF 


Gentili tutte e tutti,

il 26 marzo u.s. si è tenuto il Webinar “Discorsi d’odio on line” curato da Mediavox – Osservatorio sull’odio online dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’Università stessa ne è stata la promotrice con la collaborazione dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana e Retinopera. Le conclusioni sono state affidate a Retinopera nella persona di Carla Collicelli.

Partendo dalle conclusioni e dalla collaborazione in atto di Retinopera di Mediavox Carla Collicelli ha tratto la nota “10 passi per combattere l’odio in rete ” che volentieri vi mettiamo a disposizione.

Un saluto.

Gianfranco Cattai, coordinatore, e Sonia Mondin, segretario.


10 passi per combattere l’odio in rete (Carla Collicelli 31 3 21)

Hate speech (ovvero discorsi di incitamento all’odio). Un tema che riscuote attenzioni e
preoccupazioni crescenti. Sia per la sua versione più politica e globale, che comprende i fenomeni
di odio razziale, xenofobia, antisemitismo, etnocentrismo, nazionalismo aggressivo, ostilità nei
confronti delle minoranze, dei migranti e delle persone di origine immigrata. Sia per le sue
manifestazioni di aggressività verbale (e non solo) diffuse in ambiti più ristretti del sociale, nei
confronti di ogni tipo di diversità ed anche rispetto a soggetti presi di mira come “capri espiatori” da
parte di bande e individui che praticano il bullismo a scuola o nelle piazze.
Eppure gli organismi viventi, a tutti i livelli, sono coinvolti in interazioni cooperanti, l’umanità si
basa, da che mondo è mondo, sulla convivenza tra simili, l’uomo è da sempre un animale politico,
cioè capace e propenso al dialogo con i simili, e la vita è un’esperienza relazionale.
Come è potuto accadere quindi che dal Discorso di Pericle agli Ateniesi del 461 a.C., nel quale si
afferma che nelle dispute private non si deve essere “sospettosi l’uno dell’altro”, la discussione non
deve essere considerata “come un ostacolo sulla via della democrazia”, la città deve essere “aperta
al mondo” e “gli stranieri non vanno mai cacciati”, si sia arrivati all’”homo homini lupus” e ad una
concezione della storia come lotta gli uni contro gli altri sulla base della legge del più forte?
Nell’aderire a Mediavox, il Progetto della Università Cattolica “contro l’odio in rete”, Retinopera
ha messo in campo il proprio impegno collettivo, e quello di ciascuna delle 20 organizzazioni che
compongono la rete, a servizio delle azioni necessarie, sia dal punto di vista della prevenzione a
monte del fenomeno, che da quello del contrasto delle manifestazioni conclamate di odio.
Nel campo dell’impegno di tipo preventivo, lo sforzo riguarda innanzitutto la promozione dei valori
positivi, come la cooperazione, il rispetto e l’empatia, che ogni associazione ed ogni individuo nel
proprio specifico ambito di azione deve promuovere e testimoniare con forza. Il che significa
innanzitutto lavorare per il superamento delle forme di emarginazione e povertà materiale e
immateriale, che come sappiamo costituiscono il brodo di coltura delle frustrazioni, che a loro volta
si trasformano poi facilmente in odio nei confronti del mondo e dei propri simili. In quanto la
devianza nasce nella maggior parte dei casi dal malessere sociale, come risposta ad un ambiente
frustrante e mortificante, secondo una logica che è stata definita della “profezia che si avvera”.
Ma anche l’educazione, sia quella scolastica che quella familiare, influisce in maniera rilevante
sulla capacità di affrontare razionalmente le difficoltà personali e di vivere il confronto con i diversi
da sé in maniera rispettosa e serena. La strutturazione della mente umana, ed in particolare di quella
del fanciullo, perché possa essere capace di affrontare la vita con i suoi rischi ed ostacoli, è di
conseguenza un ulteriore terreno fondamentale da coltivare per formare individui responsabili e
capaci di un pensiero fondato sui valori della convivenza costruttiva.
Ancora, a livello preventivo, le forze vitali che risiedono all’interno del mondo associativo che fa
capo a Retinopera lavorano, sia individualmente che in forma cooperativa, per far sì che il recente
sviluppo economico e tecnologico, di cui in questo periodo in modo particolare si sono evidenziate
le crepe, possa imboccare una strada di maggiore coerenza rispetto ai valori della giustizia sociale,
del superamento delle disuguaglianze e della promozione umana e civile di tutti i popoli.
In particolare la tecnologia, che tanta parte sta avendo nello sviluppo di strumenti di arricchimento
delle potenzialità umane e sociali, deve essere ricondotta in un alveo nel quale non vengano
contraddetti i principi della dignità, del rispetto e dell’empatia, a tutti i livelli. Il che rimanda alla
necessità di governare l’impatto tecnologico affinché non diventi strumento di “implosione

dell’identità” e di “avvento di un’era post-soggettuale e post-umana”, secondo l’espressione
utilizzata da Jean Baudrillard.
Da un punto di vista delle azioni da mettere in campo per contrastare la realtà concreta dell’odio in
rete, le linee di lavoro sono diverse. Innanzitutto vanno promossi lo studio e la riflessione sulle
forme che l’odio assume e sulle sue articolazioni e modalità. Come alcuni studi della Fondazione di
Dublino sulle condizioni di vita e lavoro in Europa mostrano, esiste un pericoloso trend definito di
“distruttività interpersonale” che serpeggia in tutto il continente, e che occorre monitorare, ad
esempio attraverso alleanze e collaborazioni con entità di altri paesi. Solo forme di cooperazione
internazionale sui temi delle dinamiche emozionali che attraversano il corpo sociale della
modernità, dalle cosiddette “passioni tristi” degli adolescenti, alla insicurezza, alla rabbia, possono
infatti permettere di adottare strategie di contrasto che abbiano effetto in un mondo globalizzato.
Accanto a ciò le associazioni di Retinopera mettono in campo la propria forza propulsiva per
diffondere i messaggi positivi che pure esistono in grande misura, senza raggiungere tutti i
destinatari che sarebbe necessario raggiungere, né tanto meno coloro che sono coinvolti in
atteggiamenti e comportamenti di disprezzo, odio ed aggressione, sia nella vita reale che in rete.
Una corretta diffusione dei messaggi contenuti nell’Enciclica Fratelli Tutti, ad esempio, cara anche
a molti ambienti del mondo non cattolico, costituisce un impegno fondamentale da portare avanti.
Ma analogo lavoro viene svolto e deve essere sviluppato nei confronti delle tante autorevoli voci del
mondo laico che stanno affrontando in maniera responsabile da diversi punti di vista disciplinari ed
operativi la medesima tematica. Il riferimento va qui agli studiosi ed ai testimoni di azioni concrete
che operano nella società e nella rete, per la dissuasione ed il contrasto rispetto alla aggressività ed
alle forme di conflitto violento e disumanizzante.
Ma l’azione principale che le associazioni di Retinopera portano avanti ed intendono intensificare
nel tempo è senza dubbio quella della contro-narrazione, vale a dire della messa in circolazione di
messaggi, comunicazioni e testimonianze volte a rendere note e visibili le esperienze di
accoglienza, dialogo costruttivo e collaborazione, che pure esistono in grande quantità, nel nostro
mondo ma non solo, e che trovano poco spazio nella comunicazione, a tutti i livelli ed anche in rete.
Ancora, Retinopera intende consolidare il lavoro di stimolazione culturale e dialogica, realizzato
attraverso incontri e discussioni pubbliche dalle proprie realtà associative e come rete, e da portare
avanti in particolar modo nei contesti di vita e nei territori nei quali più frequentemente si annidano
le fragilità, le povertà, la disumanizzazione, la violazione della dignità umana, lo sfruttamento e la
violenza, sia fisica che verbale. Convinti come siamo che proprio l’esempio e l’impegno personale
possono dare un contributo importante al contrasto dell’odio.
Infine, ultimo ma non meno importante, Retinopera si impegna nel lavoro di advocacy nei confronti
delle autorità nazionali ed europee, volto a stimolare risposte incisive ed adeguate da parte delle
istituzioni pubbliche e private, secondo il principio che sta alla base del nostro patto associativo e
che consiste nello sviluppo di una società democratica, ordinata alla realizzazione del bene comune
ed alla partecipazione responsabile.