RETINOPERA PER LA 49^ SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI

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“Fare rete non è fare somma. E’ collegialità e comunione…” (card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI).
Ancora di più, fare rete, anche nelle diversità che sono la ricchezza del mondo associativo cattolico italiano,
è essere connessi e capaci di interpretare insieme le vicende della Patria comune per individuare analisi,
strategie, soluzioni.
E’ in questa logica che si esprime la partecipazione di RETINOPERA – la rete di 23 tra associazioni,
movimenti e organizzazioni cattoliche a livello nazionale a cui aderiscono circa otto milioni di cattolici
militanti – alla 49^ Settimana Sociale dei Cattolici Italiani.
“Fare rete” ha una sua necessaria continuità nell’essere in connessione con la Chiesa alla luce degli
insegnamenti di Papa Francesco e dei pastori nelle diocesi che sono i punti di riferimento rispetto alle
grandi questioni del terzo millennio dalle quali ogni cristiano è chiamato a non estraniarsi, ma a portare il
proprio contributo fattivo.
Emigrazioni, cambiamento climatico, disastri ambientali, pandemia, nuove povertà, femminicidi, violenza,
invecchiamento della società, mancanza di prospettive per i giovani, precarietà del lavoro, insufficienza
alimentare, istruzione insufficiente, povertà spirituale, scristianizzazione. Per fare fronte a questi che sono
solo alcuni dei temi più urgenti che chiedono risposte, RETINOPERA al servizio della Chiesa, casa comune di
tutti i cattolici italiani, offre il proprio contributo fondato sui valori cristiani al di fuori di fondamentalismi,
faziosità e populismi.
La Dottrina Sociale Cristiana segna la rotta comune, dinamica e sempre attuale, riconosciuta da tutti gli
aderenti a RETINOPERA. Stare insieme per le associazioni di RETINOPERA significa individuare indirizzi
comuni e soluzioni condivise, per il raggiungimento di una società italiana in cui prevalga equità e
solidarietà.

10 MOTIVI PER ESSERE “RETINOPERA”
Stiamo vivendo un momento nuovo con conseguenze difficili da affrontare sia nelle quotidianità che nelle
prospettive. In un periodo di forte consapevolezza che siamo sulla stessa barca, che è importante unire le
forze la realtà di RETINOPERA costituita nel 2002 acquista ancor più senso e validità per ciascuno dei
movimenti che lo compongono e per il loro insieme. L’esplicitazione dei 10 motivi è un esercizio concreto
per manifestare le ragioni di fare sistema, del progetto culturale condiviso, del voler costruire collegialità e
comunione.
1. Perché RETINOPERA è fondata su valori cristiani per un mondo più giusto, integrato, democratico e
sostenibile. Rappresenta un sistema di relazioni e di appartenenze, a carattere nazionale, tra realtà
cattoliche, per condividere l’impegno e le prospettive della Dottrina Sociale della Chiesa.

2. Perché RETINOPERA è una proposta/opportunità, di crescita comunitaria. Può darci la consapevolezza
che associazioni da sole possono raggiungere buoni risultati, ma insieme si può pensare a qualcosa di più
grande e completo: non l’individualità ma la “collegialità e la comunione”.
3. Perché RETINOPERA attraverso il confronto e la condivisione tra i soci contribuisce a far nascere nuove
idee e prospettive, è di fatto pure un’opportunità per conoscere ed individuare con le altre realtà
aggregate temi di comune interesse, contribuendo alla realizzazione di un progetto culturale comune.
4. Perché RETINOPERA invita a partecipare alla vita del mondo ecclesiale e sociale ed è un luogo in cui
leggere realtà ed interpretarla alla luce della dottrina sociale della Chiesa, cogliendo i segni dei tempi e
riflettendo sul futuro per costruire scenari di senso, all’interno dei quali declinare le scelte d’impegno ed
alleanze strategiche.
5. Perché RETINOPERA è dialogo aperto tra provenienze, esperienze, storie diverse che si aprono al
confronto. Un dialogo sociale che diventa segno evidente di un cammino comune che affonda le proprie
radici nella testimonianza cristiana e di servizio all’uomo.
6. Perché RETINOPERA esprime una dimensione sociale dell’evangelizzazione in cui la dignità della persona
e il Bene Comune sono valori comuni ritenuti al di sopra di ogni interesse particolare. Valori che vanno
perseguiti, promossi, difesi, realizzati in ogni circostanza e in ogni contesto.
7. Perché RETINOPERA incarna e testimonia la Chiesa in uscita attraverso l’opera quotidiana delle proprie
organizzazioni aderenti. Un’azione costante, spesso lenta ma determinata e responsabile rivolta a creare
le condizioni per lo sviluppo dell’uomo e della società, a partire dagli ultimi. In modo particolare
riteniamo che l’attenzione ai poveri e alle fragilità in genere sia il cuore del messaggio evangelico,
facendo nostra l’espressione di Papa Francesco nell’“ASCOLTARE IL GRIDO DEL POVERO E DEL CREATO”
8. Perché RETINOPERA attraverso il confronto tra tutte le sigle ad essa appartenenti e con, tutti gli uomini
di buona volontà, raccoglie le sfide che la società pone costantemente dinanzi all’uomo e alla società,
avendo cura di sottolineare non le differenze ma i punti d’intesa che uniscono. Ciascuno poi con le
proprie capacità e le proprie peculiarità contribuisce al cambiamento in maniera libera, creativa,
innovativa e condivisa, nel rispetto di principi, valori e linguaggi comuni.
9. Perché RETINOPERA intende essere un luogo generativo. Processi nuovi e di cambiamento sono analizzati
privilegiando in ogni circostanza e in ogni occasione il metodo del Dialogo e del Confronto che vanno sempre
ricercati con il massimo impegno, nella convinzione che generare processi a vantaggio soprattutto delle
nuove generazioni, sempre senza disparità di genere, sia più importante che privilegiare spazi di potere o di
autoaffermazione.
10. Perché RETINOPERA, nello scegliere di essere comunione nelle differenze, ritiene indispensabile costruire
quell’amicizia sociale tra le organizzazioni che la compongono e con tutto l’Associazionismo e la società civile,
di varia natura e di diversa estrazione, che anima il dibattito sociale e politico, come stile e testimonianza di
rispetto, stima e fiducia reciproca propri dei più alti valori cristiani contenuti nei principi di Responsabilità,
Sussidiarietà, Solidarietà e Partecipazione della Dottrina Sociale della Chiesa e che vanno sempre affermati e
ribaditi, seppur con forme e linguaggi adatti al tempo, anche quando i contesti contemporanei sembrano
andare da tutt’altra parte.

I firmatari della RETE:: ACI Azione Cattolica Italiana, ACLI Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, AGESCI – Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, AIDU ASSOCIAZIONE ITALIANA DOCENTI UNIVERSITARI, C.d.O. Compagnia dello Opere, CIF Centro Italiano Femminile, Comunità di Sant’Egidio, CONFCOOPERATIVE, COLDIRETTI, Comunità Papa Giovanni XXIII, CSI Centro Sportivo Italiano, CTG Centro Turistico Giovanile, CVX Comunità di Vita Cristiana, FOCSIV Volontari nel mondo, FONDAZIONE G. TONIOLO, F.U.C.I. Federazione Universitaria Cattolica Italiana, ICRA International Catholic Rural Association, MASCI Movimento Adulto Scout Cattolico Italiano, MCL Movimento Cristiano Lavoratori, MOVIMENTO DEI FOCOLARI Opera di Maria, MRC Movimento Rinascita Cristiana, RNS Rinnovamento nello Spirito Santo, UNEBA Unione Nazionale Istituzioni ed Ass.za Sociale.

 

RETINOPERA: 6 TEMI PER UN IMPEGNO COMUNE E CONDIVISO
“Il futuro non va atteso. Va preparato e questo è il momento più opportuno per farlo. La
promozione di società guidate dalla prospettiva di un’ecologia integrale è un cammino che deve
avere ben chiara la meta, ma al tempo stesso deve saper cogliere i segni che si stanno sviluppando
nella giusta direzione e farli germogliare” (IL 42)
1. L’AMBIENTE
“Tutto è collegato. Per questo si richiede una preoccupazione per l’ambiente unita al sincero
amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società” (LS 91)
L’ecologia integrale della Laudato Sì indica una direzione capace di illuminare i diversi aspetti
della crisi antropologica contemporanea (IL 5)
La doverosa preoccupazione per le conseguenze del cambiamento climatico ci spinge a
considerare di muoverci rapidamente verso fonti di energia e forme di consumo più sostenibili
che generino meno emissioni di anidride carbonica (fonti rinnovabili chiamate a sostituire le fonti
fossili). In questa direzione, vanno sostenute le imprese e i soggetti economici ad orientarsi con
più decisione e stabilità di impegno nella direzione di nuovi modelli organizzativi centrati sulla
produzione di valore condiviso, l’investimento sulle persone e sulla comunità, sui beni comuni,
che siano espressione per una nuova sensibilità ambientale. Tuttavia è alto il rischio di vedere
aree agricole importanti e terreni fertili dall’inestimabile valore economico, culturale, sociale e
ambientale compromessi e “inquinati” con i progetti di fotovoltaico a terra. Diversamente l’Italia
possiede terreni abbandonati, aree da bonificare, zone industriali obsolete e tetti delle strutture
produttive che potrebbero essere messi a valore con il fotovoltaico che possono essere
sapientemente utilizzate per creare valore. L’agricoltura è parte fondamentale della bellezza
unica dei nostri territori. La tutela dell’ambiente non è più un problema delle generazioni future
e già oggi bisogna farsene carico con scelte e decisioni chiare e determinanti a partire dalle
istituzioni nazionali ed europee
2. LA QUESTIONE SPIRITUALE
“Nessuno si salva da solo” (FT 32)
“Quella ecologica è una questione spirituale” (IL 17).
Come credenti – spiega – occorre «provare a interpretare, comunitariamente, due “parole
chiave” che hanno reso il cristianesimo la più eloquente riserva di speranza creatrice per il
mondo: fraternità e carità sociale. La pandemia ha conclamato una crisi spirituale che dall’inizio
del nuovo millennio agita cuori e istituzioni, ma non si è di certo esaurita la gioia che promana
dal Vangelo. Spetta ai laici cristiani parteciparne al mondo bellezza e utilità comune; ma urge una
nuova assunzione di responsabilità dinanzi a crescenti povertà morali, sofferenze sociali e familiari, difficoltà di trasmettere la fede. Fraternità e carità sociale vanno reinterpretate con una più marcata cifra spirituale, ancor prima che politica, altrimenti tutti gli sforzi fatti saranno vani. È necessario moltiplicare la fraternità, rigenerandola dentro processi di solidarietà e di comunione
con chi è nella prova, inaugurando nuovi ambiti di impegno da coniugare con la carità, che per
sua natura è sempre spirituale e materiale insieme, perché, come ricorda papa Francesco,
«nessuno si salva da solo»
3. I GIOVANI AL CENTRO
“Voi siete quelli che hanno il futuro! Attraverso di voi entra il futuro nel mondo. […] Vi chiedo di
essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore» (CV 174)
“Chi meglio dei giovani può aiutarci in questo diverso modo di vedere, di sentire e di
comunicare?” (IL 43)
La transizione alla “ecologia integrale” richiede il protagonismo dei giovani. Da destinatari passivi
di attività e attenzioni i giovani devono diventare attori primari anzitutto della definizione delle
strategie per un mondo sostenibile e solidale. Occorre mettere a punto forme di
accompagnamento di gruppi di giovani con l’obiettivo di arrivare a ripensare il modo con cui si
progettano le politiche pubbliche e le stesse strategie di sviluppo.
È un fatto che i giovani siano stati molto colpiti dalla crisi pandemica. Si riscontra in molte zone
del Paese un incremento della povertà educativa proprio come situazione di deprivazione
riguardanti l’individuo e il contesto sociale ed economico nel quale egli si colloca, con effetti
devastanti sul futuro personale (mancanza di opportunità e sviluppo di competenze) e sociale
di un Paese. Soprattutto oggi, con le nuove tecnologie, i giovani possono offrire competenze
fondamentali per affrontare un mondo interconnesso e sempre più veloce.
Forte deve essere l’impegno delle nostre organizzazioni a rendere concreto il protagonismo dei
giovani, a partire dall’individuazione di luoghi e contesti comunitari, vere e proprie palestre di
vita e occasione privilegiata di crescita, formazione e partecipazione democratica, a partire dalle
capacità, competenze e attitudini.
4. L’EDUCAZIONE PERMANENTE DEGLI ADULTI.
“Quando siamo capaci di superare l’individualismo, si può effettivamente produrre uno stile di
vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella società” (LS 208)
La «cittadinanza ecologica» si forma attraverso l’educazione alla responsabilità” (IL 38)
Dinanzi ai deficit formativi a tutti i livelli generazionali l’unica risposta è rappresentata da una
solida educazione orientata alla responsabilità (individuale, familiare e collettiva), alla
sussidiarietà ed alla cittadinanza attiva e consapevole. In tali circostanze risultano fondamentali
persone significative con spirito di sacrificio e con atteggiamento positivo di generosità per
innescare un meccanismo di ricaduta di fiducia e reciprocità sul contesto sociale. In tali

circostanze risultano fondamentali persone significative con spirito di sacrificio e con
atteggiamento positivo di generosità per innescare un meccanismo di ricaduta di fiducia e
reciprocità sul contesto sociale.
5. IL LAVORO DIGNITOSO
“(…) nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la
dignità della propria vita” (EG 192)
“Occorre riconoscere che la sola crescita economica non basta e che può anzi acuire le
disuguaglianze e le ingiustizie se non considera la dignità della terra e del lavoro dell’uomo” (IL
19)
Il lavoro deve essere fattore di realizzazione della persona. Attraverso il lavoro l’uomo partecipa
all’opera della creazione di Dio, la continua nella storia e nel tempo. Non c’è più solo la
dimensione della disoccupazione (aggravata in questo tempo difficile) o dello scoraggiamento di
chi neppure riesce a cercarlo: nella società 4.0 c’è chi lavora, troppo diventando uno schiavo e
che non ha diritto al “settimo giorno”, e chi lavora troppo poco (il part-time involontario) e
vorrebbe fare di più. Va dato il giusto spazio alla contrattualistica collettiva nel senso di cogliere le
istanze che giungono dalle diverse categorie Ascoltiamo il grido di disperazione di molti lavoratori
che si trovano sotto la soglia di povertà, perché non hanno a disposizione le risorse finanziarie
sufficienti per mantenere loro stessi e la loro famiglia. Confidiamo che laddove la crisi sociale si è
manifestata in modo drammatico, occorra reimparare dalle storie “generative” e virtuose (buone
pratiche macro e micro) che hanno saputo essere dei catalizzatori nel costruire reti di
promozione imprenditoriale, di protezione sociale, di cura e accompagnamento delle persone
più fragili e delle situazioni più marginali. Veramente nessuno resti indietro e tutti siano inclusi in
una trasformazione a portata di tutti (IL 39).
Le esperienze laicali e le buone pratiche dei nostri movimenti e associazioni sono indirizzate
verso un’alleanza sociale e civile che punti verso una economia dignitosa e socialmente
sostenibile perseguendo la qualità e la distribuzione di valore nella società. Occorre contrastare
un’economia che favorisce l’avidità e la speculazione di pochi con forme di lavoro povero e filiere
che obbligano i fornitori al massimo ribasso e spesso al lavoro sottocosto.
Centrali e strategici da questo punto di vista sono due aspetti:
 puntare di più sulla scuola come prima leva contro le crescenti diseguaglianze e che si evolva verso
un sistema di istruzione e di formazione professionale personalizzata, collegata al mondo del lavoro e
che accompagni le persone nella propria vita professionale;
 come evidenziato nel nostro documento sull’”Europa che vogliamo”, il ruolo dell’Unione Europea e il
Social Pillar (Pilastro Europeo dei Diritti sociali) devono divenire condizioni per tutti i paesi membri di
un più ampio “Green e social compact”.

6. LO SCENARIO INTERNAZIONALE
“la vera qualità dei diversi paesi del mondo si misura dalla capacità di pensare non solo come
paese, ma anche come famiglia umana” (LS 141)
“L’umanità è associata a un destino comune” (IL 46).
La pandemia ha colpito il mondo intero. Il nostro orizzonte non può che essere internazionale,
globale. Il mondo in cui siamo improvvisamente precipitati a causa della pandemia attesta un
dato che non possiamo ignorare: l’umanità è associata a un destino comune. Sullo scenario
internazionale si prospettano sfide complesse, che ci smuovono, ci obbligano ad assumere
atteggiamenti e risposte nuove, in primis la grave crisi umanitarie seguente alle migrazioni. Come
cristiani e cittadini attivi, riteniamo doveroso che le nostre comunità ecclesiali e sociali non
abbassino la guardia rispetto ai 4 pilastri enunciati da papa Francesco Accogliere, proteggere,
promuovere e integrare (FT 129), lavorando e impegnandosi lì dove sono per la promozione di
diritti universali e programmi di assistenza e accoglienza in collaborazione con le Autorità civili ed
ecclesiali.

Roma, 14.09.2021


PDF – DOCUMENTO SETTIMANE SOCIALI DI TARANTO PER IL DIRETTIVO vers. 14.09.2021