Una parola sola che circola di bocca in bocca: «emergenza ». I leader delle maggiori associazioni cattoliche sono uno accanto allaltro in una piccola sala sotterranea della Mediateca del Sacro Convento di Assisi. I cellulari non hanno linea, non possono ricevere telefonate né farle. Una buona occasione per guardarsi negli occhi senza distrazioni. Su diversi punti la pensano in modo diverso, e non è un mistero. Ma cè unesigenza sulla quale sono tutti daccordo, senza riserve: ripartire dai problemi concreti. «Le periferie dice pensoso Salvatore Martinez, leader del Rinnovamento nello Spirito sono la porta daccesso della misericordia e della giustizia, la chiave di volta per superare la crisi antropologica. Le periferie risvegliano le nostre coscienze, ci spingono ad un nuovo impegno sociale e politico. Ripartiamo dalla gente per rispondere agli scandali, al fallimento dei partiti e alla sterilità dellagenda politica».
Cè una consapevolezza che unisce: siamo in un passaggio decisivo. «Non è possibile fare le cose a metà, mettere le toppe non serve più», ragiona Franco Miano, presidente nazionale dellAzione cattolica. Liniziativa del governo, spiega, «deve essere a 360 gradi, si deve pensare al breve periodo ma mettere anche le basi del futuro, bisogna curare leconomia con misure dimpatto, ma allo stesso tempo non si devono sacrificare le riforme istituzionali, a partire dalla legge elettorale, né dimenticare lenorme questione morale che ha travolto tutte le classi dirigenti. È il Paese tutto insieme e tutto intero che deve cambiare».
Ci si interroga su strade nuove per incidere di più. Le parole di Crociata sono uno stimolo a cercare proposte condivise, unitarie. Salvatore Maturo, consigliere nazionale del Centro sportivo italiano, rilegge la lettera del segretario generale della Cei e alza la posta: «È vero, dobbiamo fare sinergia e ripartire dai territori. Noi il Paese reale lo incontriamo sui campetti di calcio polverosi di periferia. Insegniamo lo sport e la vita, ma abbiamo bisogno di un patto con le altre associazioni, con le scuole, con le istituzioni, per far diventare la legalità una lezione permanente».
Questione morale, legalità, crescita. È come se le associazioni invitassero la politica a non dimenticare i segnali- choc arrivati con le ultime elezioni, gli ultimi dati sullastensionismo. Emergenza economica e rinnovamento della politica procedono a braccetto. «Nei nostri centri – continua Antonio Di Matteo, vicepresidente del Movimento cristiano lavoratori – vengono tanti anziani a fare lIsee. Vorrei che i politici fossero lì al nostro fianco. Vedrebbero la dignità e il senso di responsabilità di persone che, giunte alla parabola finale della loro vita, ancora si caricano sulle spalle il peso dei figli e dei nipoti. È ora di affrontare il tema-lavoro con forza». Vanno bene i primi interventi, ma ora, insiste il responsabile Mcl, «ci aspettiamo una grossa operazione sul fisco, sulle tasse che stanno nelle buste paga». Sono i punti su cui batte da anni Francesco Belletti, portavoce del Forum delle famiglie, anche lui ad Assisi. Unagenda netta a favore delle nuove generazioni che Michele Consiglia, membro della presidenza nazionale dellAcli, completa chiedendo anche «investimenti in centri dimpiego e orientamento professionale ». Cè la sensazione che migliaia di italiani siano aggrappati alla soglia della dignità con un filo sottilissimo. «La crisi dei legami è la crisi del lavoro e della famiglia, è la disgregazione delle certezze, e ciò accade quando le istituzioni non riescono più a governare i processi», ammette amaro Gennaro Iorio del Movimento dei Focolari. Unanalisi che spinge a nuove assunzioni di responsabilità: «Crociata ha ragione, basta astrazioni, andiamo sulle cose concrete», riprende Consiglia. Nella sua agenda ci sono in primis i poveri («Siamo uno dei pochi Paesi a non avere una misura strutturale di sostegno alle fasce debolissime»), ma anche la riforma dei partiti e della partecipazione. E poi, soprattutto, lesigenza di rovesciare alcuni paradigmi culturali. Cosa significhi, prova a dirlo Adriano Roccucci, segretario generale della Comunità di SantEgidio. Quando parla di assistenza domiciliare agli anziani, di integrazione degli stranieri, di fine dellautoreferenzialità dellOccidente e di apertura alla cooperazione internazionale, sta provando a descrivere il «tempo nuovo della speranza», a disegnare un«Italia che non pensa a sopravvivere ma a darsi una visione del futuro». E Papa Francesco, con i suoi gesti e le sue parole, con la sua imminente visita a Lampedusa, traccia per tutti la rotta di un impegno nuovo.
Cè una consapevolezza che unisce: siamo in un passaggio decisivo. «Non è possibile fare le cose a metà, mettere le toppe non serve più», ragiona Franco Miano, presidente nazionale dellAzione cattolica. Liniziativa del governo, spiega, «deve essere a 360 gradi, si deve pensare al breve periodo ma mettere anche le basi del futuro, bisogna curare leconomia con misure dimpatto, ma allo stesso tempo non si devono sacrificare le riforme istituzionali, a partire dalla legge elettorale, né dimenticare lenorme questione morale che ha travolto tutte le classi dirigenti. È il Paese tutto insieme e tutto intero che deve cambiare».
Ci si interroga su strade nuove per incidere di più. Le parole di Crociata sono uno stimolo a cercare proposte condivise, unitarie. Salvatore Maturo, consigliere nazionale del Centro sportivo italiano, rilegge la lettera del segretario generale della Cei e alza la posta: «È vero, dobbiamo fare sinergia e ripartire dai territori. Noi il Paese reale lo incontriamo sui campetti di calcio polverosi di periferia. Insegniamo lo sport e la vita, ma abbiamo bisogno di un patto con le altre associazioni, con le scuole, con le istituzioni, per far diventare la legalità una lezione permanente».
Questione morale, legalità, crescita. È come se le associazioni invitassero la politica a non dimenticare i segnali- choc arrivati con le ultime elezioni, gli ultimi dati sullastensionismo. Emergenza economica e rinnovamento della politica procedono a braccetto. «Nei nostri centri – continua Antonio Di Matteo, vicepresidente del Movimento cristiano lavoratori – vengono tanti anziani a fare lIsee. Vorrei che i politici fossero lì al nostro fianco. Vedrebbero la dignità e il senso di responsabilità di persone che, giunte alla parabola finale della loro vita, ancora si caricano sulle spalle il peso dei figli e dei nipoti. È ora di affrontare il tema-lavoro con forza». Vanno bene i primi interventi, ma ora, insiste il responsabile Mcl, «ci aspettiamo una grossa operazione sul fisco, sulle tasse che stanno nelle buste paga». Sono i punti su cui batte da anni Francesco Belletti, portavoce del Forum delle famiglie, anche lui ad Assisi. Unagenda netta a favore delle nuove generazioni che Michele Consiglia, membro della presidenza nazionale dellAcli, completa chiedendo anche «investimenti in centri dimpiego e orientamento professionale ». Cè la sensazione che migliaia di italiani siano aggrappati alla soglia della dignità con un filo sottilissimo. «La crisi dei legami è la crisi del lavoro e della famiglia, è la disgregazione delle certezze, e ciò accade quando le istituzioni non riescono più a governare i processi», ammette amaro Gennaro Iorio del Movimento dei Focolari. Unanalisi che spinge a nuove assunzioni di responsabilità: «Crociata ha ragione, basta astrazioni, andiamo sulle cose concrete», riprende Consiglia. Nella sua agenda ci sono in primis i poveri («Siamo uno dei pochi Paesi a non avere una misura strutturale di sostegno alle fasce debolissime»), ma anche la riforma dei partiti e della partecipazione. E poi, soprattutto, lesigenza di rovesciare alcuni paradigmi culturali. Cosa significhi, prova a dirlo Adriano Roccucci, segretario generale della Comunità di SantEgidio. Quando parla di assistenza domiciliare agli anziani, di integrazione degli stranieri, di fine dellautoreferenzialità dellOccidente e di apertura alla cooperazione internazionale, sta provando a descrivere il «tempo nuovo della speranza», a disegnare un«Italia che non pensa a sopravvivere ma a darsi una visione del futuro». E Papa Francesco, con i suoi gesti e le sue parole, con la sua imminente visita a Lampedusa, traccia per tutti la rotta di un impegno nuovo.