5-7 luglio 2013, Assisi, Seminario nazionale, Dentro le periferie. Riannodare i legami in un tempo di frammentazione

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Cari amici,

 
sono molto lieto di rivolgervi il mio cordiale saluto, insieme a un vivo augurio, mentre prendono il via i lavori del Seminario nazionale di Retinopera, momento di rilievo per il cammino comune e per la vita delle singole aggregazioni che qui rappresentate. L’appuntamento odierno giunge al termine di un percorso che ha visto Retinopera particolarmente impegnata nella realizzazione dell’Osservatorio del Bene Comune, strumento assai prezioso per una lettura della realtà alla luce dei principi della Dottrina sociale della Chiesa.
 
Il tema dei lavori – “Dentro le periferie. Riannodare i legami in un tempo di frammentazione” – riflette le sollecitazioni del Magistero di Papa Francesco, accogliendo, in particolare, l’invito ad andare nelle “periferie esistenziali”, per iniziare da lì un’opera volta a riannodare i legami sociali e politici. Il nostro Paese, infatti, non nasconde le tracce di una frammentazione riconoscibile a vari livelli. Le stesse consultazioni elettorali tenutesi nei mesi scorsi consegnano l’immagine di un Paese per molti versi diviso, smarrito, deluso. Un Paese, dunque, che ha bisogno di “riannodare i legami”, mediante nuovi percorsi di collaborazione e manifestazioni di unità, sia al proprio interno che negli orizzonti più ampi dell’Europa e del mondo. Da questi scenari, infatti, non possiamo e non vogliamo prescindere, confermando l’impegno a «vivere ed orientare la globalizzazione dell’umanità in termini di relazionalità, di comunione e di condivisione» (Caritas in Veritate, n. 42).
 
Alla “casa comune” europea è necessario riservare un’attenzione particolare, anche in considerazione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, in calendario per il 2014: un appuntamento che interpella i cattolici italiani e li chiama a offrire il proprio contributo per la costruzione di un’Europa sociale dei popoli, cosciente delle sue radici e interprete di una civiltà autenticamente umana. Ricordiamo in proposito le parole pronunciate da Benedetto XVI di fronte al Parlamento tedesco il 22 settembre 2011: «La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma, dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma l’intima identità dell’Europa. Nella consapevolezza della responsabilità dell’uomo davanti a Dio e nel riconoscimento della dignità inviolabile dell’uomo, di ogni uomo, questo incontro ha fissato dei criteri del diritto, difendere i quali è nostro compito in questo momento storico».
 
Durante i lavori del Seminario saranno presentati alcuni aggiornamenti del Primo Rapporto dell’Osservatorio del Bene Comune, riguardanti i temi della famiglia e del lavoro. Dopo l’incontro del 9 maggio scorso presso la Pontificia Università Gregoriana, anche l’odierno Seminario di Assisi intende collocarsi nel cammino verso la 47esima Settimana sociale dei cattolici italiani (Torino, 12-15 settembre 2013). Siamo consapevoli che anche la famiglia sente oggi la necessità di “riannodare i legami”, per rispondere pienamente alla sua missione nella Chiesa e nella società in una fase in cui notiamo attorno a noi tanta stanchezza e un crescente individualismo. Sappiamo bene, infatti, come l’attuale travaglio affondi le radici in una crisi etica e antropologica, per la quale «ci si dimentica che al di sopra degli affari, della logica e dei parametri di mercato, c’è l’essere umano e c’è qualcosa che è dovuto all’uomo in quanto uomo, in virtù della sua dignità profonda: offrirgli la possibilità di vivere dignitosamente e di partecipare attivamente al bene comune» (Francesco, Discorso alla Fondazione “Centesimus Annus”, 25 maggio 2013).
 
«In questo momento di crisi – ci esorta ancora papa Francesco – non possiamo preoccuparci soltanto di noi stessi, chiuderci nella solitudine, nello scoraggiamento, nel senso di impotenza di fronte ai problemi» (Discorso alla Veglia di Pentecoste, 18 maggio 2013). «Noi viviamo una cultura dello scontro – proseguiva il Papa – una cultura della frammentazione, una cultura in cui quello che non mi serve lo getto via, la cultura dello scarto. […] Ma noi dobbiamo andare all’incontro e dobbiamo creare con la nostra fede una “cultura dell’incontro”, una cultura dell’amicizia, una cultura dove troviamo fratelli, dove possiamo parlare anche con quelli che non la pensano come noi, anche con quelli che hanno un’altra fede, che non hanno la stessa fede».
 
Siamo convinti che, nel contesto attuale così carico di sfide, sta già crescendo una nuova giovinezza di fede “operosa”, che è nostra responsabilità saper cogliere e alimentare. Una realtà plurale e unitaria come Retinopera può farlo in tanti modi. Una modalità esemplare è un seminario come questo. L’impegno per una riflessione solida e articolata costituisce, infatti, la prima esigenza delle aggregazioni nell’esplicazione del loro impegno sociale. Avvertiamo il bisogno – oltre che sentirne il dovere – di maturare un giudizio illuminato dalla fede sui processi in atto nella nostra convivenza, dalla sua dimensione nazionale a quella europea e mondiale. Sotto la guida del Magistero vivo della Chiesa, primo interprete della Dottrina sociale della Chiesa, il nostro compito è riscoprire e attualizzare la capacità della presenza cristiana di comprendere le profonde trasformazioni in atto nella nostra collettività e di ispirare e motivare un coinvolgimento incisivo e fecondo, volto a promuovere nuova consapevolezza e responsabilità nello stare insieme, secondo una corrispondente etica sociale e lungo percorsi convergenti fondati su principi e ideali condivisi. In questo modo, l’impegno educativo e formativo, che caratterizza l’attività ordinaria delle aggregazioni al loro interno, viene arricchito dall’apporto di questa qualificata condivisione e, a sua volta, rifluisce in uno scambio che arricchisce gli uni gli altri in quella vocazione al servizio del bene comune che tutti insieme condividete e coltivate. È un lavoro impegnativo ma possibile, che nasce dal basso e agisce contemporaneamente sul piano culturale, su quello spirituale e nel vasto campo delle opere.
 
Tutto ciò sarà possibile se saremo capaci di cercare ciò che unisce, secondo verità e in spirito di servizio. La sussidiarietà è lo strumento con cui libertà e responsabilità si coniugano armoniosamente e verificano la qualità del nostro essere e fare comunità. Per questo, mi piace affidare l’augurio per la migliore riuscita dei vostri lavori alle parole che papa Francesco ha pronunciato nel contesto della celebrazione dello scorso 29 giugno, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo; sono parole indirizzate a tutta la Chiesa e in cui anche il vostro lavoro può trovare orientamento e rinnovato slancio: «Nella Chiesa la varietà, che è una grande ricchezza, si fonde sempre nell’armonia dell’unità, come un grande mosaico in cui tutte le tessere concorrono a formare l’unico grande disegno di Dio. E questo deve spingere a superare sempre ogni conflitto che ferisce il corpo della Chiesa. Uniti nelle differenze: non c’è un’altra strada cattolica per unirci. Questo è lo spirito cattolico, lo spirito cristiano: unirsi nelle differenze. Questa è la strada di Gesù!».
 
Grazie!